Relazione, linguaggio e arti marziali
La ricerca
Questa ricerca nasce dalla volontà di recuperare il valore cardine delle buone relazioni, che è lo stesso che sta alla base della filosofia che governa tutte le arti marziali: il rispetto dell’avversario.
Questo nostro studio ha l’obiettivo di portare la cultura marziale nel mondo del lavoro utilizzando il karate come metafora per la formazione professionale, come strumento psico-fisico per leggere, gestire e orientare i rapporti di forza nelle relazioni interpersonali.
Portare quindi i principi che governano il karate nel business: nelle imprese, nelle pubbliche amministrazioni, negli ospedali, nelle banche, nelle assicurazioni, nelle società di produzione e di servizi.
Che sia sul tatami o in un ufficio, il rapporto con l’altro è il metro di misura della nostra evoluzione come esseri umani, come costruttori di relazioni. Il Budo come metafora dei rapporti di lavoro, dunque. Cercare una via pacifica nelle complesse interazioni professionali. Paradossale? Contraddittorio? Tutt’altro.
Budo e Business – Il libro
Come sempre, anche questa ricerca è sfociata in un libro: la parola giapponese Budo indica il mondo delle arti marziali; l’ideogramma Bu rappresenta due alabarde incrociate e si legge come fermare le alabarde. Do significa via. La via per fermare la violenza.
In questo libro usiamo l’arte marziale come metafora delle relazioni nel mondo del lavoro; il Budo come un disinnesco psico-fisiologico di schemi e dinamiche spesso molto dannosi.
Perché dalle alabarde possiamo lasciarci ferire, oppure fermarle.
Perché le provocazioni possiamo accettarle, o spegnerle.
Perché possiamo fare la guerra, oppure costruire la pace.
Per approfondire:
Ulteriori informazioni sul libro | Budo e Business |
Budo e Business – Il corso
E la ricerca, come sempre accade, è diventata un’esperienza formativa. Nel corso Budo & Business portiamo i partecipanti, di solito colleghi, a volta capi e collaboratori, per un paio d’ore sul tatami, a piedi scalzi e in tuta, prima a fare saltelli, piegamenti e addominali, poi a tirare e parare calci e pugni. E non per finta, sul serio. A coppie, in cerchio, prima a vuoto poi a bersaglio. Una volta sperimentato, compreso e sedimentato questo aspetto, proseguiamo con una giornata di aula dove decodifichiamo le attività fisiche e le ricollochiamo nei contesti professionali.
Per approfondire:
Se sei interessato ad approfondire, contatta | Mara Lombardi |
- On 13 Giugno 2013