Il clustering: un grappolo per far venir fuori le idee
di Chiara Lucchini
Un metodo in tre fasi per scrivere con più efficacia e più velocemente i nostri testi. Dal pre-writing, con il clustering, al free-writing che coinvolge l’emisfero destro del cervello, fino al re-writing, in cui interviene l’emisfero sinistro.
– A fare che cosa?
– A scrivere.
– Ma che sta facendo?
– Sto scrivendo. Come farai tu quando comincerai a pestare sui tasti. (Pausa) Qualche problema?
– No… stavo pensando.
– No. No, no. Niente pensare. Quello viene dopo. La prima stesura la devi buttare giù col cuore, e poi la riscrivi con la testa. Il concetto chiave dello scrivere è: scrivere. Non è pensare.
(da Scoprendo Forrester, di Gus Van Sant)
Pre-writing: il clustering
Foglio bianco. Penna in mano (o mani sulla tastiera). Da dove parto? È noto il blocco dello scrittore.
Il clustering è una delle più efficaci tecniche di pre-writing (cluster = grappolo).
A scuola insegnano, di solito, a organizzare i nostri pensieri in una scaletta. La scaletta, però, ha un limite: obbliga il cervello a procedere per linee. Mentre la creatività non è lineare: il pensiero che ti viene in mente per primo, e che scrivi al primo punto della scaletta, forse non è il più importante. La scaletta richiede di pensare, registrare e ordinare i pensieri nello stesso momento.
Si comincia con un foglio. Al centro scriviamo l’argomento o l’idea su cui lavorare. Intorno, per associazioni libere e casuali, aprendo al massimo l’emisfero destro del cervello, scriviamo tutte le idee che ci vengono in mente connesse a quell’argomento centrale. Solo parole chiave, non frasi complete. Il clustering si adatta al modo naturale di procedere della nostra mente: per associazioni lampo. Alla fine avremo una mappa sviluppata in tanti rami, che raccolgono concetti indispensabili, altri meno rilevanti, altri da scartare o da tenere in attesa. Il vantaggio del clustering sta proprio nel fatto che, non dovendo stabilire un ordine a priori, possiamo cambiare tutto fino all’ultimo.
A questo punto coinvolgiamo l’emisfero sinistro per dare un ordine ai pensieri. Immaginiamo ogni cluster come un paragrafo. Le parti che restano più a lungo nella memoria dei lettori sono inizio e fine. Quindi: segniamo il cluster che contiene il concetto più importante e che vogliamo rimanga più impresso nella mente del lettore con la lettera B (Beginning = inizio). Il cluster che contiene il secondo concetto più importante lo segneremo con E (End = fine), e sarà la nostra conclusione.
Ora assegniamo dei numeri agli altri cluster, individuando l’ordine che vogliamo dare al discorso: iniziamo dall’argomento più importante e poi scendiamo, o facciamo una breve introduzione per tenere il cuore del discorso alla fine? Dal generale al particolare o dal particolare al generale? Dalle cause agli effetti o viceversa? Andiamo in ordine cronologico o facciamo intravedere subito il futuro? Le possibilità sono molte: scegliamo quella più efficace per l’obiettivo.
Free-writing
In questa fase cerchiamo di scrivere velocemente, limitando l’influenza dell’emisfero sinistro del cervello e liberando le energie creative di quello destro.
Non importa se facciamo errori: per ora dimentichiamoci ortografia, grammatica e punteggiatura, che sono competenze dell’emisfero sinistro. Faremo tutte le correzioni più tardi. Per ora limitiamoci a scrivere. Ricordate Forrester? “Il concetto chiave dello scrivere è: scrivere. Non è pensare”.
In questa fase serve anche un po’ di coraggio: registriamo anche i pensieri che ci sembrano non avere molto senso e le idee che ci sembrano povere. Non sappiamo cosa potrà venirne fuori. Liberiamo la mente, senza censure.
Buttiamo giù ogni pensiero senza fermarci e tornare indietro per correggerle. Scrivere e correggere si riferiscono a due diverse funzioni del cervello: emisfero destro ed emisfero sinistro. Una volta che abbiamo cominciato a scrivere, non fermiamoci. Correggeremo in una fase successiva.
Re-writing
È il momento di passare all’emisfero sinistro.
Prima di tutto, ripensiamo al nostro lettore: nella prima stesura ci siamo concentrati nel mettere sulla carta le nostre idee. Ora cerchiamo di capire ciò che potrebbe pensare il nostro destinatario: è il concetto del Reader Focused Writing.
Poi controlliamo il testo. Prima da lontano, per capire se è chiaro. Poi da vicino: se ci sono ripetizioni, tagliamo; se troviamo lacune, colmiamo.
Chiediamoci: c’è continuità logica tra i paragrafi? I passaggi tra l’uno e l’altro sono fluidi e coerenti?
E le frasi: sono legate fra loro? Sono troppo lunghe e noiose? O, al contrario, troppo brevi e frammentarie?
Controlliamo bene le parole. In genere si pensa che le parole più importanti siano i sostantivi, perché danno identità a persone, luoghi e cose. Invece le parole più importanti sono i verbi, che esprimono l’azione, hanno energia, sono dinamici. I verbi migliori, poi, raramente hanno bisogno di avverbi, specie di avverbi di modo (quelli che finiscono in –mente): usiamoli con moderazione. Infine gli aggettivi: se nel free-writing avevamo usato il primo che ci era venuto in mente, in questa fase scegliamo quello più appropriato. E non frastorniamo il lettore colorando il concetto con due o tre aggettivi per un solo sostantivo.
Attenzione a modi di dire, frasi gergali, slang e tecnicismi: i nostri destinatari potrebbero non capire.
Un occhio di riguardo anche all’ortografia. Il lettore ti giudicherà, prima che per il contenuto, per la tua ortografia. È quello che gli americani chiamano teeth-spinach effect, effetto “spinacio tra i denti”: se prima di intervenire a un convegno mangio spinaci, e uno rimane proprio lì, tra un dente e l’altro, quando parlerò (e magari esibirò il mio sorriso!) il mio pubblico non sarà concentrato sul contenuto del mio discorso, ma sullo spinacio.
Un buon modo per eliminare errori è leggere a voce alta il nostro testo: le orecchie sono correttori molto più affidabili degli occhi, che a volte sbagliano perché, lavorando troppo vicino al cervello, hanno difficoltà a distinguere ciò che sta nella mente da ciò che sta sulla pagina.
Un elemento a cui prestare grande attenzione è l’inizio: la frase d’inizio è spesso la più importante. Il lettore va catturato nei primi secondi, altrimenti archivierà il nostro testo nel cestino, oppure, se è costretto a leggerci, sarà distratto. Difficile che un inizio grandioso venga al primo colpo, è spesso il risultato di prove e riprove. Certo che se apriamo un libro e alla prima riga leggiamo: “Oggi la mamma è morta. O forse ieri, non so.”, difficile che rimaniamo indifferenti (questo è l’incipit de Lo straniero di Camus).
Dopo aver fatto tutte queste correzioni, facciamo una pausa. Se possibile, abbandoniamo il lavoro per una notte. Mettere distanza tra noi stessi e il nostro scritto rende più obiettiva la nostra lettura.
Infine, può essere utile trovare un editor. Un amico o un collega che ci aiuti a scoprire i nostri errori e imparare a non ripeterli.
Per una trattazione più approfondita del clustering come metodo di progettazione testuale, e quindi come facilitatore della creatività nella scrittura, potete leggere la sezione A di Business Writing (da pagina 24 a pagina 40).
Vedi alcuni esempi realizzati in aula di clustering con il testo.
- On 18 Giugno 2018